Serntiero Frassati
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- Creato Lunedì, 29 Febbraio 2016 20:27
- Scritto da Herbert
L'idea di Alberto era una di quelle da prendere seriamente in considerazione, un po' ambiziosa per l'allenamento che avevo nelle gambe a fine febbraio, ma sicuramente entusiasmante: percorrere in una sola tappa il Sentiero Frassati, il lungo percorso che unisce il santuario Madonna delle Grazie di Arco al santuario di San Romedio in Val di Non.
Inizio quindi a documentarmi un pochino e scopro che esistono molti sentieri Frassati. Il CAI ha deciso di dedicare a Pier Giorgio Frassati (beato piemontese amante della montagna morto nel 1925) un sentiero in ogni regione italiana. Il sentiero Frassati del Trentino è il più lungo di tutti: ha uno sviluppo di 100 chilometri ed un dislivello positivo totale che supera i 4.600 metri.
Ci organizziamo e molti amici decidono di unirsi a noi in questo impegnativo viaggio. L'appuntamento è per il venerdì sera alle 19.00 alla stazione degli autobus di Trento: da qui partiremo in corriera alla volta di Arco dove inizieremo il nostro lungo cammino. Il gruppo è nutrito: siamo in undici, pronti a partire. Oltre a me, Alberto e Luca, ci sono gli amici Alessio, Luca F., Michele, Flavio, Cristiano, Andrea, Adriano e Fabrizio.
Alle 22.00, dopo una pizza ed una birra, partiamo decisi attaccando la ripida salita che ci conduce verso il rifugio San Pietro. A farci da cicerone per il primo tratto è il padrone di casa Michele che, malgrado il buio della notte, ci guida con sicurezza lungo i “suoi” sentieri.
Saliamo rapidamente di quota attraversando meravigliosi ed antichi borghi. A farci compagnia questa sera c'è anche una leggera pioggerellina che oltre i 1.000 metri di quota si trasforma in soffici fiocchi di neve.
Arriviamo rapidamente al rifugio S. Pietro mangiandoci letteralmente i primi 900 metri di dislivello. L'entusiasmo è palpabile: si ride e si scherza mentre ci godiamo lo spettacolare panorama del fondo valle illuminato dalle luci dei paesi.
Ripartiamo alla volta di Villa Banale. La neve scende copiosa, si corre per lunghi tratti su un fondo crostoso sopra il quale la fresca coltre bianca appena caduta cela tratti ghiacciati che talvolta mettono in difficoltà l'equilibrio. Dalla coda del gruppo osservo i bagliori delle nostre lampade frontali: delineano un lungo serpente formato da una decina di “pazzi” che a tarda notte inseguono la loro sfrenata passione per la corsa in natura.
Mi sto godendo appieno ogni istante: ho sempre avuto un debole per il suono della neve fresca che “scrocchia” sotto la suola delle scarpe mentre tutto attorno regna il silenzio più assoluto. La fatica della corsa è ancora sopportabile, il piacere che mi regalano questi attimi non è facile da descrivere: serenità, pace interiore...sto bene con me stesso e tutto il resto, almeno per un po', non conta!
In breve arriviamo a Villa Banale. Ci siamo abbassati di quota e la pioggia ci ha inzuppati per bene! Qui salutiamo Michele che deve rientrare a casa (la moglie, santa donna, è venuta a recuperarlo alle 2.00 di notte), mentre il nostro viaggio continua alla volta di Molveno.
Ormai abbiamo già percorso oltre 30 chilometri, è notte fonda quando ci troviamo a transitare per Andogno e le Moline. Inizio a sentire un po' di fastidio al tibiale destro...probabilmente il mio punto debole. Non ci voglio pensare, non voglio farmi fregare dalla testa prima ancora che sia il fisico a dire basta! Così mi concentro sul percorso: questo tratto di itinerario mi è familiare, ci ho già corso due anni fa, nel verso opposto, quando con i miei compari abbiamo percorso il sentiero di “San Vili” partendo da Trento.
Iniziamo a salire verso Nembia, ritroviamo la neve ed in breve arriviamo all'estremità sud del lago di Molveno che costeggiamo interamente fino a raggiungere il centro del paese. Ci fermiamo brevemente per riempire le borracce alla fontana. Più che la fatica inizio a sentire il peso della mancanza di sonno...ormai sono le 6 del mattino ed abbiamo già percorso oltre 45 chilometri.
Ripartiamo alla volta di Andalo per poi scendere a Cavedago. Ormai la luce del giorno ha sostituito quella delle nostre frontali. Qualche momento di indecisione nella ricerca del sentiero nel paese di Cavedago ci costringe a rallentare la marcia. Prendere freddo è un attimo e ci vuole tutta la salita sulla strada verso il Santel per riprendersi. E' probabilmente questo il tratto per me più difficile. I tibiali mi fanno piuttosto male, ho freddo e sono stanco...prima di scollinare dico a Luca che a Mezzolombardo mi fermerò. Noto una espressione di disappunto sul suo viso, ma non dice nulla. Una delle qualità che apprezzo di lui è quella di sapere sempre quando è il momento più opportuno per dire qualcosa. Credo sappia che provare a convincermi adesso non servirebbe a molto.
Della mia stessa idea sembra essere anche Alessio che, a dirla tuta, fino a questo momento è sempre stato davanti al gruppo a tirare e non ha mai dato segni di cedimento!
Scendiamo velocemente fino a Fai della Paganella dove Luca F. ci saluta per rientrare a casa come da programma. Sono quasi le 9.00...è ora di fare colazione, così ci infiliamo in un bar del paese a scaldarci. Beviamo del the e mangiamo una brioche. Ho talmente fame che tiro fuori dallo zaino uno panino col prosciutto e lo divoro in pochi minuti. Mezz'oretta di pausa in tutto e poi riprendiamo la corsa impegnando il sentiero che cala con pendenza decisa verso il paese di Mezzolombardo.
Qualche timido raggio di sole buca la spessa coltre di nuvole, basta poco per far tornare il buon umore. La discesa è divertente, la pausa mi ha rigenerato ed il fastidio alle gambe è sparito! Mi godo gli scorci che da qui si godono sulla Piana Rotaliana ed in men che non si dica arriviamo nei pressi del cimitero di Mezzolombardo prima di scendere in paese ed attraversarlo interamente per raggiungere la ciclabile che sale verso la Val di Non.
Transitiamo vicino alla stazione della ferrovia Trento-Malè, sorrido pensando che fino ad un paio d'ore prima il mio obiettivo era quello di salire sul primo treno diretto a casa. Superiamo l'abitato, oltrepassiamo il ponte che attraversa il torrente Noce ed imbocchiamo la grigia striscia di asfalto che costeggiando il corso d'acqua raggiunge lo stretto imbocco della Val di Non in località Rocchetta.
Ci ricompattiamo ed iniziamo l'impegnativa salita verso la cima di Torre della Visione, un panoramicissimo balcone che regala una spettacolare vista sulla Piana Rotaliana da un lato e sulla Val di Non dall'altro. Scherzando con Cristiano proviamo ad immedesimarci in quei poveri soldati di vedetta che, in epoche lontane, risalivano questi pendii per darsi il cambio...poverini!!!
Da qui al paese di Vigo di Ton il passo è breve, ma ancora non sappiamo cosa ci aspetta dopo...
Per aggirare il meraviglioso Castel Thun e raggiungere l'abitato di Tres iniziamo a percorrere una serie apparentemente interminabile di ripide salite che si alternano ad altrettanti tratti in discesa. Si avanza prevalentemente su una strada forestale in mezzo alla vegetazione. Solitamente in questi tratti, soprattutto se hai 80 chilometri nelle gambe, la testa non lavora come si vorrebbe e l'unico modo per “farsela passare” è imbrogliarla pensando a qualcosa di piacevole...tipo alla weizen media che ci attende al termine di questa fatica!!!
Strada facendo divoro il secondo panino che mi ero portato nello zaino. Mi stupisco di quanto possa essere gratificante un semplice boccone di pane, prosciutto e formaggio dopo 13 ore di barrette, gel ed uva sultanina...
Sul volto di ognuno di noi si legge chiaramente la stanchezza che il nostro fisico sta provando, però quando i nostri sguardi si incrociano c'è sempre un sorriso pronto a rincuorare il compagno di viaggio o una battuta a risollevare il morale e distogliere la mente dai dolori che inevitabilmente escono a questo punto del viaggio.
Raggiungiamo l'abitato di Vervò dove ci concediamo una breve sosta nel bar del paese prima di proseguire per Tres, che sul nostro roadbook è indicato come l'inizio dell'ultima tappa, gli ultimi nove chilometri di cammino.
Consumiamo gli ultimi metri di dislivello risalendo verso l'abitato di Smarano dove inizia una piacevole passeggiata in piano che sovrasta i due laghi di Coredo. Assieme ad Alberto raggiungiamo il cartello che ci indica la direzione, mancano solo 2 chilometri alla meta che riusciamo anche a scorgere dall'alto svettante in mezzo alla vegetazione. Raccogliamo tutte le forze e corriamo la discesa che ci porta fino sulle sponde del secondo laghetto e poi giù di nuovo, sull'ultima rampa fino ad intravedere l'entrata del santuario di San Romedio.
Arriviamo in gruppo, tutti assieme, poco prima delle 17.00. L'emozione è tanta, così come la soddisfazione che stiamo provando. Ci stringiamo la mano e gioiamo per questo traguardo raggiunto assieme, dall'inizio alla fine. Dopo la foto di rito davanti all'ingresso principale raccogliamo le ultime forze e saliamo le ripide scalinate per visitare l'interno di questa ardita costruzione edificata nel corso di centinaia di anni a partire dall'undicesimo secolo.
La tranquillità che regna in questo luogo, lontano da tutto e da tutti, è difficile da descrivere. Mi ha sempre trasmesso una incredibile pace interiore e per questo motivo ci torno sempre volentieri. Certo che arrivarci in questo modo ha tutto un altro sapore dato dalla consapevolezza di essermi guadagnato questa meravigliosa sensazione un passo alla volta con tanta fatica.
Naturalmente non ci facciamo mancare anche una ottima birra prima di riprendere la strada di casa...stiamo scherzando?!?!?!?
Info dettagliate sul Sentiero Frassati e traccia GPS: www.sat.tn.it/sns/12/sentieri/frassati.htm
Album fotografico completo: www.facebook.com/TrentinoTrailRunning