Pensieri confusi sul Kungsleden
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- Creato Martedì, 04 Ottobre 2016 21:51
- Scritto da Luca
1) L'idea
Diciamo che un avvertimento lo avevo già avuto: se a una cena del Triathlon Trentino (evento pericolosissimo!) dici a Michele una cosa del tipo "stavo pensando alla Ronda del Cims", in poco meno di mezz'ora lui ha già iniziato a raccogliere le adesioni e a fissare il programma e di lì a qualche mese ti ritrovi a fare il periplo del Principato di Andorra!
Così è stato anche per il Kungsleden! Non ricordo con esattezza quando mi disse di dare un'occhiata a questo storico percorso in terra lappone. Certo è che, dopo aver spulciato in internet, gli dissi che sarebbe stato fantastico riuscire a fare una cosa del genere. Pochi mesi dopo era pronto a fissare date, a studiare la logistica, a prenotare il volo e il treno. Impossibile dire di no a questo punto! La macchina si era già messa in moto e tutto era ormai scritto!
Franco ha poi aderito subito al progetto. Compagno ideale con cui ho condiviso tantissime ore in gara e fuori gara.
Si ricompattava così il gruppo che insieme aveva corso l'Orobie Ultra Trail lo scorso anno.
Il programma era impegnativo sia per il tempo necessario che per lo sforzo fisico richiesto. Nonostante le numerose manifestazioni di interesse e i tanti "vorrei ma non posso" il gruppo era formato: con me dunque due grandi amici con grande esperienza alle spalle!
Un aiuto a coltivare l'idea giungeva da Gianluca Broseghini che (lui è sempre avanti!) aveva già percorso qualche anno fa la prima parte del Kungsleden e mi prestava la guida e la cartina della prima tratta.
Nei mesi a seguire non ho mai dimenticato i suoi consigli e spesso mi sono risuonate in testa le sue parole ed i suoi dubbi circa la possibilità di fare l'intero percorso in "velocità" o meglio in stile "endurance trail" (stile Tor per intenderci). Conoscendo la sua esperienza, capacità e saggezza, queste sue considerazioni mi preoccupavano ! Troppe erano le cose che dovevano filare lisce lungo i 430 km del Kungsleden!
Ormai però la macchina stava viaggiando alla grande.
2) Partenza
Tra l'idea e la partenza c'è stato in realtà un momento cruciale. Durante tutto l'inverno e l'inizio della primavera ho sportivamente "lavorato" principalmente per l'obiettivo Kungsleden. Non mi sono preoccupato di partecipare a competizioni e mi sono divertito a percorrere nuovi sentieri sul "mio" Calisio o a fare percorsi lunghi con in testa l'avventura lappone.
Il 23 aprile però tutti i miei progetti, ragionamenti, pensieri e speranze, si sono infranti in un bruttissimo infortunio: frattura scomposta del polso e dell'omero, 11 giorni di ospedale, fissatore esterno al polso per 40 giorni e poi lenta riabilitazione.
Tutto si colora di grigio! Ovviamente le prime preoccupazioni sono il lavoro e la famiglia, ma l'umore è grigio anche perché quest'anno c'era un grande progetto in ballo ed avevo già in tasca biglietto aereo e del treno per raggiungere Abisko! Shit, avrebbero detto gli inglesi e credo di aver detto forse qualcosa di peggio anch'io.
Poco importa, dobbiamo reagire mi sono detto. Con il fissatore al polso ho iniziato a camminare su e giù dal Calisio, tolto il fissatore e messa una protezione per il polso ho iniziato a corricchiare e nella prima metà di luglio seppur con calma e prudenza riesco a percorrere più di 150 km. Non era la preparazione che ambivo ad avere ma è decisamente molto meglio di quanto potessi immaginare a fine aprile.
Siamo quindi alla partenza.
I giorni a nostra disposizione sono pochi e quindi cerchiamo di contenere al massimo i tempi degli spostamenti. Arrivare ad Abisko è però già un'impresa e ci arriviamo decisamente provati.
Sveglia alle 3.30 del 22 luglio, partenza da casa alle 4.10, alle 4.30 siamo a prendere Michele, alle 8.00 a Milano Malpensa (dove lasciamo la macchina perché al ritorno atterreremo qui), trasferimento a Milano Linate, alle 13.00 volo per Stoccolma, alle 16.00 circa volo per Umea, alle 18 arrivo all'ostello dove lasceremo le nostre cose per il rientro, cambio definitivo e preparazione finale zaini, alle 01.00 del 23 luglio partenza del treno da Umea e arrivo ad Abisko alle 10.30!!!
Dormito poco quindi la notte prima di partire e quasi niente la notte tra il 22 e il 23. Qui è sempre giorno e in treno non riesco a chiudere occhio, come faccio a dormire quando fuori dal finestrino è uno spettacolo unico, boschi e laghi si alternano continuamente con colori e luci che mi emozionano ... devo vedere più che posso!
Anche il viaggio in treno è però giunto al termine, e dopo un ultimo abbondante pranzo al rifugio di Abisko siamo al "cancello" di ingresso del Kungsleden, il Sentiero del Re.
Non c'è più nessuna scusa che possa rimandare l'inizio di questo viaggio.
Una stretta di mano con Franco e Michele e un reciproco augurio di buona fortuna. Sì, che abbia inizio!
3) Distanze
La prima parte del percorso scorre via veloce. In realtà sembra di essere su uno dei nostri sentieri, c'è un numero discreto di persone in giro considerato che la strada è vicina e molti si addentrano nel parco di Abisko per gite di qualche ora.
Quest'idea di normalità sparisce però alle prime ore del secondo giorno. Abbiamo infatti deciso di fare una tirata iniziale e percorrere i primi 110 km (circa) senza fermarci a dormire. Verso l'una di mattina (con luce a giorno!) raggiungiamo il punto più alto del percorso ossia il passo Tjatkja (1150 m.); dall'altra parte la Tjatkjavagge ossia la valle a sud. Si fatica a vedere dove finisce questa valle...è il primo momento in cui realizzo la grandezza del posto in cui mi trovo e l'importanza delle distanze tra un luogo ed un altro.
Grandiosa questa valle, dico! Sì, e lo verificheremo fisicamente restandoci per le successive dieci ore perché la valle sarà lunga circa quaranta chilometri.
In breve capiremo che quando si vede un valico non si deve pensare che lì finisca la salita perché giunti al valico ci sarà un tratto piano con una successione di altri tratti in salita, quando ci sembra di vedere in lontananza la fine di un pianoro ci si deve attendere che questa distanza venga poi ad allungarsi e raddoppiarsi per successivi pianori che non si riusciva inizialmente a scorgere, quando entri in un bosco non conviene pensare a quando ne uscirai perché le ore qui non hanno i nostri minuti. Qui è tutto allungato! C'è sempre tanto oltre quello che riesci a vedere!
L'aspetto che mi ha impressionato poi è stato pensare che in realtà la mia mente si concentrava sul percorso che avevo davanti, guidato e rassicurato dalla linea del sentiero sempre ben marcato; se però consideravi ciò che c'era a destra e a sinistra faticavi a realizzare l'infinita grandezza dei luoghi attraversati. Decine e decine di chilometri inesplorati e inesplorabili in cui la natura regna sovrana. Fantastico ed al contempo difficile da comprendere pienamente (troppo abituato a rapportarmi con spazi finiti e comunque controllati dall'uomo!).
Distanze. Avevo guardato e studiato le cartine del Kungsleden ma evidentemente mi mancava qualcosa...ecco forse mi ha condizionato l'essere abituato a guardare cartine 1:25.000...per il Kungsleden ci volevano però 6 cartine ma da 1:100.000. Non avevo ben valutato questo aspetto e forse non ero pronto a questa nuova e sconosciuta unità di misura.
Dopo i primi due/tre giorni smetti però di preoccuparti di questi aspetti. Sai che devi solo andare, sempre andare, fermarti il meno possibile perché Hemavan è lontanissima. E questo viaggio è un viaggio nel nulla, in una natura che non riesci a comprendere da quanto è grande ed in un silenzio che non riesci ad ascoltare.
4) Luce, colori, rumori
Sì, un silenzio che non riesco ad ascoltare. La mia mente è forse anche sotto questo aspetto condizionata dalla quotidianità urbana. Nelle mie orecchie il rumore del silenzio assume le sembianze del tocco delle campane, del rombo di motorini, di una motosega, del chiacchierio di gente fuori da un bar...
L'ultima sera, mentre fiancheggiavamo l'ultimo grande lago ho avvertito chiaramente un motorino che si allontanava...timidamente ho chiesto a Michele a quanti chilometri si fosse trovata la strada più vicina...la risposta era evidente, a decine di chilometri ! Chiamiamole allucinazioni, che però mi hanno accompagnato praticamente dall'inizio del percorso. Credo quindi che in realtà sia stata solamente una reazione della mia mente per l'incapacità di reggere il silenzio assoluto.
La luce! Fantastico, luce sia di giorno che di notte. Senza la luce non saremmo mai riusciti a percorrere il Kungsleden nei tempi previsti.
A mezzanotte luce come di sera, alle 3.00 di mattina il sole. E' stata una scoperta piacevolissima la notte senza buio che mi ha dato serenità "totale".
La notte è sempre fonte di preoccupazioni, perdersi al buio non è mai piacevole (specie se sei nel nulla!) e quindi anche lo stato d'animo con cui si percorrono sentieri nelle ore notturne ne risente ed aumenta la tensione e la fatica.
In terra lappone invece è sempre giorno. Si può andare avanti sereni ad oltranza, fin che le forze lo consentono.
Verde, azzurro, grigio sono i colori unici del Kungsleden.
Verde, dei boschi di conifere e di betulle che il sole sa far risplendere o incupire.
Azzurro del milione di laghi che si incontrano lungo il percorso. Non so quanti ne ho visti ma so che erano tutti bellissimi. Laghi giganteschi e laghi minuscoli, tanti, tanti, tanti. Una delle cose più belle di cui serberò per sempre il ricordo.
Grigio: tutto può diventare grigio quando il cielo si oscura e comincia a piovere. In poco tempo la temperatura può scendere, i sentieri si riempiono d'acqua, le nebbie impediscono la vista di monti e vallate.
Tutto può diventare grigio, anche l'umore, come quando siamo arrivati a Vuonatjviken, poco prima di Jakkvik. Il giorno prima avevamo lasciato Franco a Kvikkjokk e da lì la meteo aveva iniziato a peggiorare con ripetuti rovesci. Verso le 04.00 aveva iniziato a piovere copiosamente e siamo giunti verso le 6.00 ormai fradici a Vuonatjviken, punto di attraversamento di un lago necessariamente da fare con mezzo a motore. Il posto è caratterizzato da una serie di casette in legno che fanno parte di una specie di campeggio per appassionati pescatori. Mi accascio letteralmente su una sedia fuori da una di queste casette, Michele cerca un posto dove ripararci. In due minuti mi addormento! Poco dopo mi risveglio con brividi di freddo e i denti che non riescono a smettere di battere quelli sopra con quelli sotto. Cerco Michele e lo vedo sul poggiolo di una casetta in costruzione. Fatico a camminare perché le gambe tremano vistosamente dal freddo, lo raggiungo e rimaniamo due ore al freddo e umido. Alle 8.00 ci riavviciniamo alle case per cercare un "segno di vita". Bussiamo alla casa con la scritta "reception" ed il padrone di casa e del campeggio ci dice che la barca partirà alle 10.00 e che se vogliamo possiamo aspettare giù alla spiaggia. Non serve dire che piove e che siamo quasi congelati, ha già richiuso la porta! Torniamo al nostro poggiolo in costruzione ed attendiamo le due ore mancanti per attraversare il lago.
Il mio umore è forse più che grigio. Penso seriamente che se la meteo continua così non siamo attrezzati per continuare a lungo. Il problema poi è che dopo Jakkvik ci sono tantissimi chilometri senza alcun punto di appoggio. Se la meteo continua così dobbiamo prendere una decisione che potrebbe anche essere quella di porre termine al nostro viaggio. Si forse il mio umore è quasi nero!
Fortunatamente però apprendiamo che il tempo dovrebbe migliorare e con lui si risolleva lo spirito; forse non è tutto perduto. La decisione comunque è presa e fino a che non ci fermerà qualcosa di serio noi andremo avanti!
5) Mosquitos e attraversamenti di laghi
Una breve considerazione su due piccoli aspetti tecnici.
I mosquitos, ossia le zanzare. Effettivamente ci sono, sono tante e rompono le balle!
Non sono però un impedimento tale da ostacolare il viaggio.
Ci sono momenti della giornata in cui sai che arriveranno; basta vestirsi e armarsi di santa pazienza.
Se poi c'è vento o cala l'umidità riesci persino a dimenticartele (gli ultimi due giorni non le abbiamo nemmeno viste!).
L'attraversamento obbligato di alcuni laghi: questo invece può essere un problema per chi pensa di percorrere il Kungsleden in stile endurance trail.
In alcuni casi ci sono orari prefissati (uno la mattina e uno il pomeriggio); in alcuni casi si riesce a convincere il traghettatore ad un viaggio suppletivo ma non è sempre possibile.
Da Vakkotavare a Saltoluokta si deve prendere un pullman ed il primo è alle 9.40 la mattina; poi un traghetto che è collegato al pullman. Fuori da questi orari non c'è possibilità di raggiungere Saltoluokta per continuare il percorso. Noi siamo arrivati a Vakkotavare verso le 18.00 con la speranza di portarci dall'altra parte ancora in serata in modo da poter continuare il mattino successivo di buon ora. Siamo invece riusciti a ripartire da Saltoluokta solo verso le 12.30! Una mattina persa.
Siamo stati invece più fortunati sugli altri attraversamenti dove al più abbiamo atteso tre / quattro ore (Vuonatjviken).
C'è poi un unico attraversamento obbligato con le barche a remi del Kungsleden. Su questo stendiamo un velo pietoso e mi limito a dire che non è banale attraversare un lago con la corrente, specie se si deve fare il tragitto due volte per riportare una barca sul lato che altrimenti rimarrebbe senza (ce ne sono sempre due su un lato e una sull'altro): meglio allenarsi!
6) Lo stop di Franco
Purtroppo non tutto è andato come doveva e come speravo.
Uno dei problemi prevedibili era quello dei piedi. Con un unico paio di scarpe, molti tratti bagnati e (abbiamo poi scoperto sul posto) tantissimi chilometri di sentiero sconnesso, il problema delle vesciche ai piedi era tra i tanti aspetti temuti.
I piedi di Franco hanno purtroppo imposto lo stop. Erano in condizioni pessime e Franco è stato stoico nell'arrivare sino a Kvikkjokk.
L'ultimo tratto dopo Parte è stato un triste e silenzioso saluto tra noi.
Nessuno ha detto nulla sino all'entrata del rifugio di Kvikkjokk ma era ormai chiaro che si sarebbe fermato; con quei piedi era già stato molto bravo ad arrivare sino a lì.
Un triste saluto. Non doveva andare così; dovevamo arrivare tutti e tre insieme!!!
Siamo ripartiti però con l'incitamento di Franco. Ancora una volta si è dimostrata la bontà e validità dei miei compagni di viaggio ed in particolare di Franco che ci ha spinti ad andare avanti, mettendocela tutta per arrivare sino ad Hemavan.
Grazie Franco.
7) Crisi di sonno
Di notte in Lapponia c'è sempre luce ma la notte per certi aspetti rimane comunque sempre tale; specie se negli ultimi giorni hai dormito solo qualche ora!
Dopo Jakkvik abbiamo attraversato la foresta di betulle del parco di Pieljekaise in un ambiente quasi surreale, la luce notturna, le nebbie a ricoprire i numerosi laghi, ore e ore senza incontrare anima viva.
Michele è già qualche ora che fatica a stare sveglio. Mi invita ad andare avanti nella speranza che ciò possa aiutare la sua progressione, ascolta un po' di musica, ma niente ... prevale il sonno.
Io tutto sommato sto bene e mi stupisco di come stia reggendo sotto questo aspetto, ma come sempre la crisi è dietro l'angolo. A tre, quattro chilometri da Adolfstrom comincio a far fatica a tenere gli occhi aperti.
Sembriamo due zombi, procediamo barcollando, ogni due / trecento metri mi devo fermare per appoggiarmi sui bastoncini e chiudere gli occhi; due, tre, cinque secondi e via bisogna ripartire altrimenti ci si addormenta in piedi. Percorriamo così questo tratto fino a giungere all'abitato di Adolfstrom, uno dei pochi punti raggiunti da una strada. Siamo finalmente al paese ma sono le 5.00 di mattina. C'è un campeggio ma è ovviamente tutto chiuso, quasi tutto, ci sono i bagni... entriamo nel locale dei bagni, c'è un corridoietto con una stuoia per terra davanti alle porte dei bagni... ci buttiamo per terra e dormiamo!
Quando usciamo dai bagni sono quasi le 8.00, di fronte a noi un padre e un figlio ci guardano come se fossimo i protagonisti di "ritorno al futuro" catapultati in un mondo diverso! Il ragazzo gentilmente ci accompagna al negozietto del paese. La signora del negozio abita lì accanto e ci apre il locale con un'ora di anticipo e per farci felici ci prepara anche il caffé. C'è il sole e siamo come "nuovi". Possiamo ripartire, abbiamo sconfitto definitivamente anche il sonno!
8) I km per Ammarnas
Abbiamo superato i 300 km e ci stiamo avvicinando ad Ammarnas. Con Michele discutiamo sui chilometri mancanti per questo "finale di tappa".
Secondo i miei conteggi mancano circa venti chilometri in più rispetto ai suoi. Le fonti cui facciamo riferimento sono entrambe autorevoli.
Ad un certo punto troviamo un cartello che ci indica Ammarnas a 30 km. Sembra dunque avere ragione Michele. Il cartello successivo indica 22 km. Se fosse così sarebbe fantastico. La previsione stimata di arrivo finale sarebbe ottima. Nel frattempo inizia a piovere e la nostra lucidità non è al top (basterebbe infatti guardare la cartina per capire molte cose ma noi a questo punto sappiamo solo andare avanti).
Il mio timore è che, al di là della segnaletica e della strada più breve per arrivare all'abitato di Ammarnas, ad un certo punto il Kungsleden non faccia una svolta che allunghi il percorso.
Ed ecco che siamo a circa quindici chilometri ipotetici da Ammarnas, davanti a noi una salita di circa trecento metri al termine della quale si vedono alcuni segnali. E' evidente che la risposta ai nostri dubbi è lì.
Michele parte di corsa, se la corre tutta sino in cima! Strepitoso! Se voleva umiliarmi non poteva scegliere momento e modo migliore!!!! Io ovviamente non ci penso nemmeno, riconosco senza se e senza ma la sua superiorità atletica. L'unica cosa che posso e riesco a fare e guardarlo, soprattutto per vedere la sua reazione una volta raggiunti i cartelli...........li raggiunge.......nessuna reazione.......mer... (penso), purtroppo avevo ragione!
I chilometri per Ammarnas ritornano improvvisamente 31!
Per noi però non si pone alcun dubbio su quale strada seguire: siamo qui per fare il kungsleden e quindi faremo 31 km per arrivare ad Ammarnas anche se potremmo arrivarci in poco meno di quindici.
E' qui che abbiamo iniziato anche a correre.
9) Ammarnas - Hemavan
La tratta finale. Per me la più bella.
Ad Ammarnas siamo riusciti a fare una colazione abbondante (direi più che abbondante). Abbiamo chiesto conferma al cameriere degli orari dei pullman da Hemavan a Umea: quando gli abbiamo detto che ci servivano per il giorno successivo è trasecolato convinto che solitamente ci si mettano 5 o 6 giorni per percorrere quel tratto di Kungsleden.
Siamo così partiti baldanzosi, tempo bello e ultimi ottanta chilometri, convinti che ormai saremmo arrivati al nostro traguardo.
Un vero regalo da parte della sorte ci ha quindi permesso di godere di una giornata fantastica, serena, con la tranquillità di avere il tempo necessario per completare il nostro viaggio, godendo la vista di un susseguirsi di laghi incantevoli.
Ad impreziosire questo tratto di percorso anche un incontro ravvicinato con una renna, e poi via alternando corsa alla camminata godendo appieno di tutto quanto ci circonda, facendo quello che più ci piace sportivamente fare! Il giorno più bello!
10) Il tempo dei pensieri
Mancano circa una trentina di chilometri, sono le 20.00 e dobbiamo costeggiare lungamente il lago Tarnasjon.
C'è un tramonto incredibile. Colori magnifici in cielo che si rispecchiano nell'acqua del lago.
Sono perso nei miei pensieri. Mi sono accorto che sono cinque giorni che sono in viaggio, spinto solo in avanti e tutto concentrato a pensare alle cose importanti per questo incessante procedere.
Ho goduto di grandi paesaggi e forti emozioni fisiche ma i miei pensieri sono stati decisamente basici, come detto concentrati su aspetti molto concreti (fame, sete, percorso, piedi, schiena...).
In questo momento mi sto chiedendo il senso di questa grande fatica, di questa esperienza, di questo viaggio.
Mi pongo domande e non a tutte so dare risposte.
Penso ovviamente prima di tutto a Sabrina, Massimiliano e Emma che mi aspettano a casa. Penso a se sia stato giusto o meno partire e pensare a me soltanto in questo viaggio anziché programmare qualcosa con loro.
Penso a quanto queste esperienze siano fatte per l'essere o per l'apparire.
E' il momento dei pensieri, consapevole che domani quando arriveremo a Hemavan saremo occupati in tutt'altro, con tutt'altro stato d'animo.
E' una splendida serata e penso che ho visto cose bellissime, condivise con due splendidi amici. Penso che vivere intensamente queste esperienze e vedere una tale bellezza di paesaggi ci faccia tornare a casa un po' migliori rispetto a quando siamo partiti.
Penso che un giorno potrò raccontare ai miei nipotini che una volta sono andato in Lapponia e ho percorso il Kungsleden tutto in un fiato. Sono sicuro che non capiranno ma io avrò qualcosa da raccontare loro. Penso che "fare" sia sempre una cosa importante anche se magari non riusciamo a dare un significato ad ogni nostro gesto.
E' passata mezzanotte e siamo alla fine del lago Tornsjon; come ben sappiamo la crisi è sempre dietro l'angolo ed un cartello ci dice che dovremo fare due chilometri in più del previsto per arrivare al prossimo rifugio dove abbiamo pensato di fermarci un paio d'ore...e inizia a piovere...!
"Io mi fermo qui, non ce la faccio più" dico a Michele che mi guarda e sorridendo mi chiede se sto scherzando. Non sto scherzando ma vado avanti, sento persino un motorino che passa e la strada più vicina è a decine di chilometri...molto più vicino il rifugio (che per fortuna era lì dove doveva essere, il cartello - anche se svedese - questa volta era sbagliato!).
11) Ultimi chilometri e arrivo a Hemavan
Siamo arrivati al rifugio Syterstugan poco dopo le 01.00. Ovviamente, come già era avvenuto in altri rifugi, non incontriamo nessuno, ci buttiamo vestiti su una panca della sala e dormiamo un paio d'ore.
Al nostro risveglio dormono ancora tutti; mangiata un po' di frutta secca ripartiamo, sono le 4.00 e abbiamo davanti a noi gli ultimi 25 km circa che ci separano da Hemavan.
Il pullman per Umea è alle 16.00: abbiamo tutto il tempo per goderci questa ultima tratta.
L'ambiente è tra i più belli dell'intero Kungsleden. Ci godiamo una sosta anche all'ultimo rifugio dove una signora ci prepara un caffé caldo.
Da qui si pensa sia tutta discesa ma così non è. Ancora saliscendi, ma finalmente ecco la fine dell'ultima salita. Dall'altra si vede il fondovalle con Hemavan. Con Michele decidiamo che quello sarà il nostro "Malatrà" e ci facciamo una bella foto commemorativa.
Si inizia a scendere...si avvicina la fine...vediamo il cancello di entrata del Kungsleden per chi parte da Hemavan...per noi è la fine di un momento particolare della nostra vita che abbiamo avuto la fortuna di condividere...lo attraversiamo e ci guardiamo. Una stretta di mano e un forte abbraccio! Facciamo subito una foto altrimenti non so come impedire alle lacrime di uscire copiose.
Sono commosso, emozionato.
Posso finalmente fermare il mio andare. Ho completato il viaggio.
Ora sarà solo il tempo dei ricordi.
E' bello avere dei ricordi così.
12) Un grazie di cuore a Franco e Michele
Non voglio dilungarmi in complimenti nei confronti di Franco e Michele. Sono convinto che loro sappiano quanto li apprezzo e apprezzo la loro compagnia.
Grazie a loro è stata una esperienza contraddistinta della serenità.
Anche nel momento spiacevole e triste dell'obbligato abbandono del percorso da parte di Franco si è avuto conferma delle loro doti.
Voglio quindi dire loro che mi hanno fatto un grande regalo. Questo viaggio probabilmente mi aspettava da anni, forse sin da quando da bambino sognavo la Svezia di Ingemar Stenmark, e loro hanno reso possibile la sua realizzazione ed il suo completamento nel migliore dei modi.
Voglio qui ricordare un ultimo piccolo aneddoto di questo viaggio.
Una delle doti principali di Michele è sicuramente quella dell'ottimismo; sa sempre trasmettere tranquillità e forza.
In qualsiasi momento tu gli chieda come va o come stai, lui ti risponde sempre "bene" nonostante magari abbia la caviglia dolorante o non si regga in piedi dal sonno.
Mentre ci stavamo avvicinando a Vuonatjviken, sotto la pioggia con il sentiero sconnesso tra sassi e fango, raffreddati e stanchi l'ho sentito però brontolare. L'ho sentito mentre si diceva frasi del tipo: "così non si può andare avanti", "in queste condizioni dove vogliamo andare", "il Kungsleden finisce qui"...se già ero preoccupato per la nostra situazione a maggior ragione il mio spirito era a terra dopo aver sentito le parole borbottate da Michele.
Giunti a Vuonatjviken non ho avuto il coraggio di chiedergli nulla. Ho atteso di vedere come evolveva la situazione. E da lì siamo ripartiti come niente fosse rincuorati dalle previsioni meteo che ci avevano comunicato.
Solo l'ultima sera ho avuto il coraggio di chiedergli lumi di quelle frasi che gli avevo sentito pronunciare...e a quel punto non mi sono certo stupito nello scoprire che quelle frasi erano come il motorino sentito a bordo lago...tanto chiare quanto unicamente nella mia testa...Michele, ovviamente, non le aveva mai pronunciate! Tra me e me ho lungamente sorriso !
13) Un grande ringraziamento anche a chi ha sostenuto questo nostro piccolo grande sogno
Un sincero ringraziamento di cuore va infine rivolto a chi spontaneamente e senza evidentemente alcuna aspettativa di "ritorno" ci ha sostenuto in questo progetto.
Non siamo atleti e non abbiamo fatto nulla di eccezionale.
Michele Antonelli, titolare di Mountain Sport, ha però subito coinvolto con entusiasmo Alberto Penne, titolare di ABC Distribution S.r.l., ed insieme ci hanno offerto la fornitura a ciascuno di un paio di scarpe Hoka Speedgoat e di uno zainetto Ultimate Direction.
A conclusione di questa esperienza devo dire che sono stati due elementi tecnici fondamentali per la riuscita del nostro viaggio.
Solo con un paio di Hoka avrei potuto percorrere 430 km senza avere problemi a gambe e piedi (qualche piccola vescica ovviamente l'ho portata a casa anch'io ma nelle condizioni incontrate credo siano state assolutamente il minimo!). Grande ammortizzazione e grande traspirabilità. Queste scarpe le avevo peraltro già lungamente testate ed ero sicuro delle loro qualità.
Una sorpresa invece lo zaino UD da 20/30 litri. Partito che pesava 12 kg verso la fine credo fosse tra i 9 e 10 kg.: dopo sei giorni e mezzo nessun segno di sfregamento o di altro genere su spalle o schiena. Semplicemente perfetto.
Un grande ringraziamento poi a Enervit: un marchio che non necessità presentazioni.
Barrette, gel e sali sono stati fondamentali atteso che pochi erano i punti di appoggio nei rifugi (molti dei quali raggiunti di notte). Siamo arrivati a Hemavan grazie a loro!
Fantastico infine lo speck del salumificio artigianale Belli di Sopramonte. Per noi trentini è un nome noto come quello di Enervit. E' il salumificio artigianale più antico in Trentino. In terra lappone ci ha regolato delle vere feste ogni volta che ci potevamo sedere per tagliare a striscioline lo speck che avevamo messo a pezzi sotto vuoto. Michele aveva portato persino un piccolo tagliere in legno proprio per onorare al meglio questi momenti. Non solo energia e sapore, ma vere iniezioni di buon umore.
A tutti rivolgo il mio Grazie ! Siete stati un elemento determinante per il raggiungimento del nostro traguardo.
14) Un ultimo fondamentale pensiero
Non posso a questo punto evitare di ritornare alla fine di aprile quando tutto questo progetto sembrava ormai irreparabilmente compromesso da quell'incidente in discesa dalla Paganella.
Il mio ultimo speciale pensiero va dunque al dott. Stefano Deluca che è riuscito a rimettermi in sesto eseguendo un difficile intervento su due fratture molto brutte.
Tutti i medici e infermieri che vedevano le mie lastre (e ne ho visti tanti in 11 giorni di ospedale) non mancavano di commentare quanto delicata fosse la situazione.
Devo quindi a lui se a meno di tre mesi dall'operazione sono riuscito fisicamente ad affrontare questa prova.
Così come un ringraziamento particolare va a Giorgio Baceda che mi ha seguito nella riabilitazione rafforzandomi anche sotto il profilo psicologico, spronandomi a fare, con prudenza, ma senza timori.
La loro presenza e la loro professionalità sono state fondamentali e sarò loro sempre grato.
Assieme a Stefano e Giorgio, ma sicuramente prima ancora rispetto a loro - non ne avranno a male - c'è però stata la mia famiglia a cui devo tutto, anche la gioia di questa mia avventura.
* * *
Non so in quanti si saranno presi il tempo di leggere questi miei futili e confusi pensieri.
Mi rendo peraltro conto che li ho scritti soprattutto per me, per ricordarmi questa esperienza ed alcuni aspetti di essa che magari con il passare del tempo si annebbieranno.
Ho poi forse anche l'ambizione di trasmettere la voglia e il desiderio di ricercare i propri sogni e di stimolare l'impegno per andare a realizzarli.
Io sono felice di poter dire che questo mio piccolo sogno l'ho realizzato; sono felice e fortunato.