Orobie Ultra Trail 2015
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- Creato Lunedì, 03 Agosto 2015 20:27
- Scritto da Luca
Era l' "obiettivo" "agonistico" dell'anno (doveroso virgolettare separatamente queste due espressioni per relativizzare il loro significato e adeguarlo al mio modo di affrontare queste esperienze psico - fisiche!).
Stranamente ci sono arrivato quasi in modo distratto, non sentivo la consueta agitazione degli appuntamenti importati; ero però pienamente consapevole che sarebbe stata una prova molto impegnativa.
Affronto questa nuova esperienza con Franco, Alberto, Alessio e Michele, amici e compagni ormai di numerose corse.
Condividere con loro l'avvicinamento alla partenza mi trasmette ancor più tranquillità. Il clima è di equilibrata allegria; tutti consapevoli che il nostro divertimento dipenderà da mille aspetti che dovranno girare nel verso giusto.
Insomma tutto dipende da una notevole "botta di culo".
Pizza e birre, un gelatino e poi via a preparare zaino e sacche per le basi vita. Quest'ultima operazione, se condivisa con gli amici, diventa sempre un momento particolare. Si fa e si disfa in continuazione, si guarda cosa mette l'altro e allora si ricambia di nuovo. Si ironizza poi sulle scelte altrui, su chi porta troppo e su chi invece cerca di essere minimal, e si fanno illazioni sui contenuti dei vari integratori e gel (quelli degli altri sono sempre ricchi di sostanze proibite!!!).
La mattina poi ovviamente si riprende da dove abbiamo finito la sera e quindi si cambia nuovamente la composizione delle sacche dopo aver guardato fuori dalla finestra ed aver messo in dubbio le previsioni meteo!
Ci si avvia quindi alla zona Palanorda, luogo di partenza dei pullman verso la partenza della gara che avverrà a Clusone.
Tantissimi amici sono lì a condividere con noi questa insana passione. Matteo, Francesco, Leo, Cristian, Roberta, Marco, ...... tutti lì insieme ad aspettare il conto alla rovesia che ci separa dall'essere sparati fuori dal mondo per 25 / 30 / 35 / 40 ore, a seconda delle possibilità di ciascuno e della botta di culo che a ciascuno sarà riservata.
Ore 14: si parte. Da questo momento sai che devi andare, sempre, di continuo, giorno e notte, con il sole o con la pioggia, devi continuare ad andare godendo di quei brevissimi attimi di riposo che ti saranno concessi ai ristori.
E quindi via partiamo, subito in salita, bene, il modo migliore per iniziare questo viaggio attraverso le Orobie.
Difficile descrivere questa cosa del movimento continuo per quasi 34 ore (questo il tempo da me impiegato a completare il giro): moto continuo peraltro sempre con alto livello di concentrazione e di dispendio di energie. Si deve controllare in salita, si deve stare attenti in discesa, bisogna prestare molta attenzione al nostro organismo (fame, sete, dolori articolari, buffe ai piedi, freddo, caldo). Moto continuo attivo; non ci si può certo rilassare perché se ti rilassi sicuramente combini qualche "cagata".
Se non sei uno forte (ma quelli fanno un'attività sportiva diversa da quella che pratico io), tutto deve girare alla perfezione.
E così fila via il pomeriggio e la sera di venerdì. Procediamo bene con Michele, Franco e Alberto (Alessio si è attardato un attimo per mangiare qualcosa dopo la prima lunga salita e la tecnica cresta) e godiamo di un fantastico passaggio accanto alla Presolana.
Poco dopo anche Alberto decide di rallentare un po' il ritmo.
Come dico sempre è difficile pensare di fare insieme queste competizioni. Se viene bene, altrimenti ciascuno deve procedere con il proprio ritmo per non rischiare di saltare. Peraltro tutti siamo consapevoli di dover arrivare con le sole nostre gambe e soprattutto con la sola nostra testa (che incide molto più delle gambe).
Peraltro qualche ora dopo ci incrociamo alla base vita di Valbondione: lui entra mentre noi stiamo per uscire. Ci dice che sta bene, mangerà qualcosa e poi ripartirà anche lui.
Si riparte quindi con Franco e Michele. La fatica cresce, i silenzi anche.
Attraversiamo così la notte percorrendo la parte più tecnica del percorso. Ci alterniamo in testa al gruppetto e via, limitando i pensieri a quanto necessario per tenere sotto controllo il nostro organismo.
Se la nostra testa funzionasse infatti non ci sarebbe modo di convincere le nostre gambe a salire fino al Rif. Brunone, due fari illuminati che sembrano appesi sopra la nostra testa e che lì rimangono nonostante si continui a salire da mezz'ora, da quaranta minuti, da un'ora .... Sempre lì!
Un brodo, un the con i biscotti e via verso il rif. F.lli Calvi. Non pensiamo a quante ore ci metteremo, bisogna partire e rimettersi subito in movimento.
La luna piena ci rassicura, così come la presenza del soccorso alpino nei tratti attrezzati.
Poco prima di scollinare Franco perde qualche metro, qualche decina di metri, forse qualche centinaio di metri. Mi viene in mente una sua frase illuminante: in queste gare - al nostro livello - non c'è mai quello che parte e ti stacca, ma è quello dietro che molla e perde terreno.
Con Michele superiamo quindi il Biv. Frattini, incrociamo e salutiamo Chiara che combatte con il sonno e scolliniamo poco prima che ritorni la luce del giorno.
Finalmente una lunga discesa che affrontiamo alternando corsa e camminata. E' infatti ancora lunga.
Poco prima di arrivare al rifugio sentiamo il rumore di una corsa veloce dietro di noi. E' Franco! Incredibile. Ha dato il giro alla sua crisi ed ha ripreso alla grande.
Ritorniamo così in tre e superiamo il rifugio dove ci dicono che il tempo sarà peggiore di quello previsto; ci dicono che comincerà a piovere presto, già al mattino.
Passano così una ventina di minuti ed inizia effettivamente a piovere.
Confido che rimanga una pioggia debole e tengo la ventina anziché vestire la giacca impermeabile. Poco dopo però la pioggia debole diviene pioggia, e poi pioggia forte. Continuo a salire, ormai sono bagnato ma salendo comincia a scendere la temperatura e noi dobbiamo raggiungere il passo a quota 2300 circa.
Spero che l'errore fatto nel non mettere prontamente la giacca non sia irreparabile. Mi fermo quindi a metà salita e mi metto velocemente la giacca impermeabile che subito mi restituisce tre/quattro gradi di caldo. Per fortuna poca aria al passo e mentre arriviamo al rif. Laghi Gemelli smette persino di piovere.
Proseguiamo, sempre in moto continuo, attraversiamo valli, superiamo passi e ci fermiamo per attimi ai tanti rifugi presenti lungo il percorso.
Nel tratto tra il rif. Alpe Corte ed il Passo di Zambla arrivano i primi della "corta". Viaggiano forte, corrono anche in salita, questi sì che sono atleti. Passa Mauro, passa Filo; li incito e auguro loro buona gara. Vanno tutti al doppio del nostro ritmo e questo comporta spesso di doversi fermare per dare loro strada; all'inizio ci infastidisce un po' perché impedisce di prendere il necessario ritmo ma la cosa curiosa è che tutti, appena si accorgono che siamo della "lunga", o meglio "quelli con il pettorale rosso" ci riempiono di complimenti, passano veloci ma tutti ci salutano con un "grandi" o altri aggettivi analoghi che, seppur evidentemente eccessivi tenuto conto del nostro quadro generale di degrado, ci danno ancora più forza per procedere. Un bellissimo gesto di incoraggiamento che ci hanno regalato in tantissimi. Inaspettato e inusuale. Non nego di essere rimasto colpito: vi sono dunque ancora esseri umani "umani" !
Raggiungiamo così Passo Zambla dove ci possiamo cambiare.
Franco vuole farsi una doccia e un massaggio. Gli concediamo la prima e minacciamo le cose peggiori se solo pensa di perdere tempo in massaggi !
Mentre Franco si può dilettare in queste amenità io devo invece risolvere un problema fondamentale. Sono ormai ore che il mio piede sinistro si è notevolmente infiammato nella parte esterna e sul dorso a causa di un anomalo contatto con la scarpa. Ogni volta che appoggio il piede sono dolori notevoli. Devo cambiare scarpe e nella sacca ho solo un paio di stradali che sarebbero inadatte nel caso venisse da piovere come previsto.
Franco per farsi perdonare il tempo perso per la doccia mi offre le sue scarpe di ricambio (che culo, abbiamo lo stesso numero di piede). Lui sta andando bene con le sue e non le cambia; io devo mettere una scarpa che abbia un profilo un po' più basso che non mi urti il piede come prima.
In sostanza mi salva la vita, o meglio la corsa !! Chissà quanti litri di birra dovrò pagargli per sdebitarmi!
Ripartiamo. Mancano solo quaranta chilometri. Gli ultimi quaranta chilometri. Dovrebbero essere più veloci dei primi 100 !
Ripartire dopo essere stati fermi una mezzora alla base vita mi ha però accentuato il male. Dico quindi a Michele e Franco di andare, è inutile che stiano con me rallentando la loro marcia.
Gli amici mi insultano e mi dicono di andare avanti senza rompere le scatole. Siamo ai piedi di una salita da 750 metri circa da superare in due chilometri e mi metto allora a fare da tappo davanti al gruppo. Pensiamo al nostro Calisio, più o meno lo stesso dislivello con lo stesso sviluppo. Penso che ce la posso fare almeno in salita a tenere un buon passo. Ormai anche quelli con il pettorale azzurro salgono al nostro ritmo.
Ricomincia però a piovere e questa volta non mi faccio fregare. Subito fuori la giacca impermeabile che mi proteggerà fino al traguardo !
Superiamo così l'ultima vera salita dura e poi via correndo, soffrendo per il piede nei tratti più tecnici, e poi ancora su e via e giù ....
La temperatura sta calando e si combatte con l'umidità ed il freddo. L'unica cosa è stare in movimento (porca miseria, sono già 26/27 ore che siamo in movimento)!
Decidiamo quindi che ai ristori successivi ci si fermerà solo il minimo indispensabile, due minuti per un paio di the caldi e dei biscotti. E così facciamo a Baita Piazzoli, a Barbata, al Monte Poieto dove per un attimo ci ricolleghiamo al mondo ed apprendiamo che purtroppo Alessio e Alberto hanno deciso di ritirarsi. Come detto in queste cose deve andare proprio tutto bene e forse per loro qualcosa non è andata come doveva. Siamo però sicuri che hanno preso la decisione più giusta e quindi riprendiamo a scendere verso l'affollatissimo ristoro di Selvino. Tre fette di salame, un pezzo di pesca, un brodo, un the con i biscotti, insomma un mix micidiale per lo stomaco di qualsiasi essere vivente e si riparte.
La luce del giorno comincia a scemare anzitempo in considerazione del cielo cupo che ci sovrasta. Inizia quindi prematuramente la seconda notte ma sappiamo che ormai manca poco .... poco più di venti chilometri non possono essere un problema. E poi l'infiammazione del piede mi ha concesso finora di corricchiare bene in tutti i punti corribili e di tenere un ritmo discreto in salita. Stringo i denti ma ormai è chiaro che arriveremo a Bergamo e ci arriveremo insieme. Io ovviamente continuo a dire ai miei compagni di squadra di andare e puntualmente mi sento rivolgere l'invito di andare io, "a cag...re" però (sono proprio dei signori!!).
Sembra dunque sia finita quando inizia invece il tratto più difficile e pericoloso. Ci dicono di stare attenti al fango ... si scivola ! Iniziano quindi una serie di tratti di sentiero impraticabile. Ovviamente confido nelle mie doti di sciatore e faccio subito un volo che mi regala un look nuovo.
In molti tratti si deve uscire dal sentiero per cercare tratti non ricoperti di fango. Ci si tiene agli alberi ma sono scivolosi anche questi. Chi è caduto prima di noi si è poi tenuto agli stessi alberi che ora sono anch'essi pieni di fango. Numeri! Se parti devi controllare la traiettoria, evitare di prendere troppa velocità, al limite sederti per non andare a sbattere su sassi o piante. Fatto trenta facciamo ovviamente trentuno ed usciamo anche da queste ultime asperità.
Per fortuna poi prima di tornare in mezzo alla civiltà troviamo degli abitanti del posto che sono lì ad aspettare noi e gli altri concorrenti con la pompa dell'acqua; ci rendiamo così un po' più presentabili e procediamo oltre.
Siamo ormai in zona urbanizzata. Vediamo Bergamo. Manca pochissimo!!!!
Come sempre il concetto di "pochissimo" può assumere però molte varianti. A Bergamo implica l'idea di fare un tratto in piano per andare a prendere la ciclabile (così ci illustra un concorrente dal pettorale azzurro). In attesa della ciclabile raggiungiamo l'ultimo ristoro che ci presenta il cartello "Bergamo 5 Km"! E' fatta.
Guardiamo l'orologio e iniziamo a pensare che forse potremmo stare sotto le 34 ore. Via dunque a prendere la ciclabile .... "ciclabile"!
L'ultima volta che ho percorso una strada così in bici è stato sullo Stelvio !!!! Si sale, tornante, si sale, mezzo tornante, su dritti ... non finisce più! In mona anche le 34 ore ... arriveremo quando arriveremo! Tra l'altro Bergamo Alta ci sembra esattamente dalla parte opposta rispetto alla direzione che stiamo seguendo !
Stranamente però siamo euforici, si scherza ancora, giustamente Michele mi invita a rivedere i miei finali di gara lamentando il fatto che dovrei finire in crescita mentre ancora una volta soffro i falsopiani!! (e come se li soffro!).
Finisce nel frattempo anche questa ultima salita e il personale addetto ad un attraversamento stradale ci avvisa che mancherà ancora circa un chilometro e mezzo. Riguardo allora l'orologio! Beh, forse ce la possiamo fare, dai via, cerchiamo di smentire Michele e corriamo a questo punto fino al traguardo.
Percorriamo le strade di Bergamo Alta cercando di rimanere sulla stretta striscia di marmo evitando il lastricato di sassi. Stiamo effettivamente aumentando il ritmo, la gente ci incoraggia, seguiamo le transenne fino a intravvedere un arco gonfiabile che si affaccia ad una piazza ... ci siamo ... un tappetto rosso in leggera salita, ci siamo .... siamo su piazza Vecchia ! Siamo al traguardo!
Di fronte a noi ancora tanta gente in piazza che ci applaude. Emozionante. Siamo contenti. Siamo felici di essere lì insieme e di aver condiviso una grande cosa. Grazie a Franco e a Michele. Due giorni fantastici inseguendo chissà cosa per chissà quale motivo ... ma siamo stati lì insieme e ne è valsa enormemente la pena.
Ovviamente non volevo scrivere così tanto; forse però anche questa attività ha una finalità terapeutica.
Cerco quindi di tagliare anche il traguardo finale di questo post augurando a Alberto e ad Alessio di trovare presto un nuovo obiettivo da inseguire. Una giornata storta può capitare e come detto, devono essere proprio tante le cose che devono girare per il verso giusto per arrivare al traguardo. Oggi non sono girate bene; hanno però forza e qualità per affrontare grandi viaggi!
Un ringraziamento infine agli organizzatori di questa manifestazione ed alle genti di Bergamo.
Il percorso è sicuramente impegnativo (diciamo non per tutti); coraggiosa l'idea di correrci una gara trail.
Tantissima gente però lungo il percorso, ottimi i ristori, tutti disponibili e sorridenti. Tutto perfetto sino alle ultime discese nel fango che purtroppo hanno costretto alla giusta - difficilissima - decisione di interrompere la gara.
Se fossi stato fermato a pochi chilometri dall'arrivo ci sarei rimasto molto male (non voglio neppure pensare a cosa avrei potuto dire), ma la decisione è stata ineccepibile. Bravi! Hanno agito in modo perfetto. L'organizzatore saggio non deve preoccuparsi delle critiche di chi non è in grado di valutare oggettivamente la situazione nell'interesse ed a tutela della generalità dei partecipanti.
Adesso però chiudo veramente!
Devo andare a decidere dove correre dopo il Dolomiti di Brenta Trail!