La 100 Porte
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- Creato Martedì, 19 Maggio 2015 17:08
- Scritto da Alberto
Quando leggo che quest'anno verrà proposta una gara in edizione unica di 100km non resito: dopo quattro partecipazioni alle Porte di Pietra (di cui tre concluse) mi iscrivo senza esitazioni!
Perché “le Porte” sono state il mio primo trail importante. Perché alle Porte si respira un’aria di vero trail. Perché in Val Borbera torno sempre volentieri a ritrovare gli amici piemontesi.
Quest’anno finalmente riesco ad allenarmi con continuità, cercando in ogni caso di rubare il minor tempo possibile alla famiglia, ma nello stesso tempo tenendo duro di fronte a levatacce, buio, freddo e giornate nelle quali avrei fatto qualsiasi cosa fuorché mettermi scarpe e antivento per uscire ad allenarmi. Parto per il Piemonte consapevole di avere la distanza nelle gambe, pochi acciacchi fisici ed il motore rodato.
Lo start è previsto per le 22.00 di venerdì, così parto con destinazione Tortona la mattina di buon'ora assieme al mio team: mia moglie Elisabetta e mia figlia Tsion.
Prima però devo consumare quello che ormai è diventato una sorta di rito scaramantico: la grigliata-pre-gara da Grazia e Diego! All'ombra del portico, al riparo dal sole e dal forte vento, onoro senza remore il pranzo regale che ci viene preparato.
Salutiamo gli amici sapendo comunque di reincontrarli più volte lungo il percorso di gara in veste di volontari e ci avviamo verso Cantalupo, base di partenza ed arrivo della manifestazione.
L’atmosfera che trovo nel piccolo paese della val Borbera non è diversa da quella trovata alla mia prima partecipazione nel (lontano) 2008: tutto semplice ed essenziale, ma molto caloroso.
Il vento del pomeriggio che speravo avesse pulito definitivamente il cielo continua “inutilmente” a soffiare e, verso sera, grosse nuvole gonfie di pioggia si accalcano attorno alle cime che da li a poche ore andremo a cavalcare. Un breve scambio di occhiate con “le scope” mi fa intendere che in alto la situazione non è da sottovalutare. Mi copro di più: scelgo di passare dai pantaloni corti ai tre-quarti ed aggiungo anche un gilet antivento. Del resto il contenuto del mio zaino da gara non è mai stato “minimal”!!!
Poco prima delle 22.00 ci raduniamo alla partenza e tra i saluti di rito dò una pacca sulla spalla a Silvano, il forte capitano del Triathlon Trentino, che sono sicuro vedrò partire veloce davanti a me. Tra le voci dei presenti sento qualcuno che mi chiama: è il mitico Matteo. Ha promesso di fare la gara con Veronica, una forte triatleta della sua squadra: mi chiede se voglio stare con loro e, nonostante in gara io sia tendenzialmente un solitario (troppa paura di scoppiare tenendo ritmi non miei), accetto di buon grado la proposta.
Ok, si parte! Fumogeni, applausi, un ultimo bacio a Elisabetta e Tsion e poco dopo mi ritrovo nel buio a seguire Matteo e Veronica. Riusciamo da subito a trovare un buon accordo sul ritmo da tenere.
Percorriamo in agilità i primi facili chilometri nelle colline sopra Cantalupo con un saliscendi che aiuta a riscaldare le gambe. Per ora fa ancora caldo, anche troppo, inizio a sudare, ma so che poi in quota non avrò di questi problemi. Una picchiata veloce nel bosco, si attraversa la provinciale, il ponte sul Borbera e qui inizia la vera gara, la prima salita verso la Croce degli Alpini, un forte strappo dove si sta in fila indiana. Nonostante i chilometri che ancora ci separano dall’arrivo saliamo a buon ritmo.
Superata la Croce inizia la parte a mio avviso più dura della gara: è notte e fino alle Capanne di Carrega (circa 40°km) si sta prevalentemente nel bosco e si attraversa qualche borgo addormentato. Si parla poco, un po’ per la stanchezza e un po’ perché questi sono i chilometri dove si cerca di capire se il fisico regge e se ha intenzione di faticare ancora per tante ore.
Matteo è un condottiero perfetto, sempre a fare il ritmo, sempre a incitare Veronica, pochissime soste solo per riempire la borraccia e controllare che sia tutto ok.
Il percorso è tracciato in modo impeccabile: nastri, spray e bandierine molto frequenti. Incredibilmente (viste le passate esperienze) riusciamo quindi a non perderci!
La notte scorre: poche parole e corsa a buon ritmo, qualche goccia di pioggia e poco freddo...ma conosco il percorso: so bene che dall’Antola in poi si comincerà ed essere fuori dal bosco e quindi esposti al vento. E che vento! Superiamo velocemente la cima dell’Antola dove facciamo la conoscenza del fortissimo “soffio” che ci avrebbe accompagnato per il resto della giornata. Aggiungiamo uno strato antivento ed i guanti che non toglieremo per quasi tutta la gara.
Arriviamo alle Capanne di Carrega in poco più di sette ore, un tempo discreto per la tabella di marcia che mi ero prefissato anche in considerazione della maggiore lunghezza rispetto alle Porte di Pietra. Qui ho il brutto ricordo del mio primo ritiro in un trail, quindi (contento Matteo) tiriamo diritti al ristoro e via a testa bassa verso la prossima salita.
Comincia ora il tratto delle Porte che mi piace di più: un lungo saliscendi in cresta, una ventina di chilometri fino alla discesa finale. Ovviamente non sarà finale per noi visto che ci aspetteranno i nuovi 30 km aggiunti per arrivare a 100!
In questo tratto procediamo ancora bene. In discesa io comincio a rallentare complice la mia poca stabilità sui terreni tecnici e la nebbia che mi bagna gli occhiali. Mi stacco ma recupero in salita dove Matteo e Veronica procedono un po’ più lenti. Peccato, niente panorami, dobbiamo solo evitare il vento in faccia e procediamo a testa bassa. Al ristoro del 50°km è previsto il cambio abiti, troviamo le nostre sacche. Sotto la supervisione di Matteo non posso che prendere dalla borsa una bottiglietta di coca e un panino. Di cambiarsi non se ne parla nemmeno! Forse una delle scelte migliori della giornata, una sosta al caldo con ripartenza avrebbe forse spezzato il ritmo e sarebbe stato faticoso ripartire.
Il vento in cresta è fortissimo. Nebbia ed umidità ci rendono fradici. Per fortuna la temperatura non è troppo bassa e quando si scende nel bosco ci si riscalda un po’.
Procediamo così fino al Giarolo dove ho inizio la lunga discesa in direzione di Cantalupo. Inizio a rallentare, lascio andare Matteo e Veronica che in discesa sono più veloci. Penso di non rivederli più e così imposto il mio ritmo cercando di conservare le energie: mancano ancora 40km ma ci sono ancora due salite (e due discese) che non conosco. Continuo a bere ed alimentarmi con regolarità con un mix di panini speck/formaggio, barrette, gel e composta di mele. Non ci sono ristori solidi e l’acqua scarseggia lungo il percorso, quindi cerco di avere sempre con me almeno un litro di liquidi anche se sono poco invogliato a bere a causa della bassa temperatura e del vento.
Finita la discesa dal Giarolo si arriva al fantomatico bivio tra la 70 e la 100. Anche se sono a soli 4 chilometri da Cantalupo, senza pensarci giro a sinistra e affronto da solo la penultima, lunga, difficile salita. Salgo bene, regolare, le gambe girano ancora. Ritrovo con mia sorpresa Matteo e Veronica e li supero convinto che poi mi avrebbero ripreso nella lunga discesa verso Cabella. Inizia a piovere, prima qualche goccia e poi uno scroscio deciso, il più forte della giornata. Per fortuna dura poco e, uscito dal bosco bello bagnato ritrovo l’amico vento che subito mi asciuga e mi induce a non rallentare per non raffreddare muscoli e testa. Ambiente fantastico, prati verdissimi timidamente illuminati dalla luce di un debole sole che tenta di bucare la coltre di nubi. Altra cima e altra discesa, lunga, tecnica all’inizio, un po’ noiosa alla fine. Con grande sorpresa raggiungo i trentini Marco e Adriano, quest’ultimo rallentato dai crampi. Due chiacchiere e via, oramai il ristoro è vicino. Lo immaginavo, lo speravo e infatti trovo Elisabetta e Tsion che mi accolgono sorridenti. Il telefono era andato ko e quindi non potevo comunicare con loro: sono felicissimo di vederle! Mi fermo un pochino (tanto Matteo non mi vede), mangio, riempio le borracce di sali e coca quindi riparto. E’ l’ultima salita, mancano meno di 15km, il morale è altissimo, a questo punto so che in un modo o nell'altro finirò la gara. Riparto di buon ritmo, raggiungo Alberto un ragazzo con il quale ho percorso l’ultimo tratto di discesa verso Cabella e affrontiamo assieme a lui la salita. Dura, ripida, forse sottovalutata. Ma il fondo è comodo e incredibilmente inizia ad uscire qualche raggio di sole che ci asciuga e ci riscalda. Arriviamo in cima chiacchierando e finalmente iniziamo a scendere verso Cantalupo. A un certo punto il nostro percorso si unisce a quello delle Finestre di Pietra e iniziano a raggiungerci e superarci atleti più freschi e veloci. Più che dal pettorale diverso siamo riconoscibili dai vestiti che a differenza dei loro sono bagnati, puzzolenti e incrostati di fango. Dico ad Alberto di andare, è più veloce di me in discesa, così affronto gli ultimi chilometri da solo. Sono quei minuti dove si concentrano tutte le emozioni, dove ti senti orgoglioso di esserci riuscito, dove ti gusti il tuo piccolo successo personale.
Arrivo in paese: mia figlia Tsion mi viene incontro per fare gli ultimi metri con me, le chiedo di rallentare altrimenti rischio l’infarto. Mano nella mano taglio il traguardo con lei.
18 ore ed una ventina di minuti, poco più di 100 chilometri, 5500 metri di salita e altrettanti di discesa.
Contento, veramente contento.
La 100 Porte (15-16 maggio 2015)
Ambiente: media montagna, quota massima 1.700 metri
Tipo di gara: autosufficienza alimentare, solo ristori con acqua
Sito della manifestazione: www.gliorsi.org